
Macchiagodena, il borgo sorvegliato dal leone di pietra
Cavalieri, dame, fantesche e bardi: se si socchiudono gli occhi, nel bel borgo di Macchiagodena, sembra di sentirne ancora le voci.
Tale è l’impatto del magnifico castello che domina piazza De Salvio, con l’imponente scalinata e la chiesa che vi si affaccia, che i visitatori si trovano catapultati come per magia nell’epoca delle giostre e dei tornei.
Del resto anche lo stato di conservazione del centro storico, il cui impianto antico ha mantenuto pressoché invariati gli elementi architettonici, contribuisce a creare quest’illusione.
Il castello baronale, tra i numerosi manieri che adornano il Molise, è sicuramente uno di quelli che si inseriscono più scenograficamente nel contesto circostante.
Perché è parte integrante dell’abitato invece di essere situato, come spesso avviene, in un punto più defilato del paese.
Il castello e il leone simbolo del Comune
L’antica fortezza poggia su un costone di roccia calcarea che si erge, a strapiombo, sulla valle del Biferno. Realizzata come intorno al Mille, dopo il terremoto del 1805 fu restaurata completamente. E fu trasformata in residenza signorile.
Il fossato venne riempito e le torri, un tempo dotate di merli, furono ribassate. Più tardi sparirono anche le sale di tortura e i trabocchetti.
Il castello, dal 2009, è di proprietà della Regione Molise che lo ha sottoposto a un lungo restauro.
Ai suoi piedi, sul lato delle due torri, una fontana settecentesca emerge direttamente dalla roccia. Sulla facciata di marmo, ornata da colonne rettangolari, spiccano tre mascheroni da cui sgorga l’acqua.
Poco distante dalla fontana, su uno sperone calcareo, è adagiato da secoli un grande leone di pietra, presumibilmente di epoca romana.
Veglia silenzioso sul paese e ne è uno dei simboli più conosciuti: la sua immagine è presente nello stemma del Comune.
Salendo le scale che costeggiano il castello e attraversando Porta Maggiore, si accede all’interno della cinta muraria.
Affreschi, stucchi e organi preziosi: i tesori delle chiese principali
Sul lato settentrionale del castello c’è la Chiesa di Sant’Antonio di Padova, che si origina dalla Cappella del Monastero Conventuale dei frati dell’Ordine dei Minori Osservanti.
Distrutta in seguito ad un terremoto nel 1706, fu ricostruita nel 1727. Lo testimoniano l’acquasantiera settecentesca, la tela della Madonna di Foggia Incoronata (realizzata nello stesso anno) e le statue di Saverio Di Zinno risalenti alla metà del Settecento.
L’esterno è sobrio, in stile neoclassico, mentre l’interno è piuttosto ricco. Le pareti laterali sono decorate da archi e altari policromi, oltre che da belle statue lignee.
Il soffitto, arricchito da volte e lunette, è caratterizzato da stucchi dorati e affreschi ben conservati. Ai lati dell’altare principale sono presenti due eleganti cori.
La più piccola Chiesa di San Lorenzo, anch’essa collocata nel centro urbano, da visitare principalmente per due motivi.
Il primo è l’importante organo settecentesco di fattura napoletana.
Il secondo è la croce stazionaria medievale che si trova davanti all’ingresso. La particolarità: tra i bassorilievi, accanto alle figure di Cristo e della Madonna, è scolpito il diacono Lorenzo intento a reggere la graticola su cui fu martirizzato.
Alla scoperta del Borgo della Lettura
Macchiagodena è stato uno dei primi centri ad entrare a far parte del circuito dei ‘Borghi della Lettura’, un progetto nazionale che mira a valorizzare il patrimonio culturale delle piccole realtà. A cominciare dalle biblioteche storiche comunali.
È nata in questo contesto la decisione di realizzare la “Terrazza della Lettura”: un luogo ideale in cui ritagliarsi un momento per leggere un buon libro. Scegliendolo tra i numerosi volumi che l’amministrazione comunale ha messo a disposizione di tutti nelle apposite teche di legno.
Ma la piazzetta è bellissima già di per sé, con le caratteristiche panchine a forma di libro. Su ognuna di queste è riportata una celebre citazione letteraria, raffigurata anche attraverso le immagini.
Ci sono quelle dedicate a Dante, con i versi di Paolo e Francesca, e quelle dedicate a Pennac, Rodari e Jovine.
Un’esperienza diversa dal solito, che vale la pena di documentare, e ricordare, con qualche selfie. Il luogo si presta bene ad essere postato sui social.
L’altra faccia della cultura: viaggio nelle sagre più rinomate
Il comune in provincia di Isernia ha una lunga tradizione di sagre e feste. Tra quelle più longeve c’è la Sagra della Polenta, che ha da tempo superato le trenta edizioni.
Nella terza settimana di agosto, è un appuntamento a cui non si può mancare nella frazione di Caporio.
La polenta, tra l’altro, è il piatto per eccellenza di Macchiagodena, di cui rappresenta un’eccellenza gastronomica.
Tanto che la versione col baccalà ha ottenuto il riconoscimento dell’Accademia Italiana della Cucina. La ricetta è stata depositata presso la Camera di Commercio di Isernia.
La Sagra del Tartufo non è meno apprezzata: nella prima settimana di agosto il paese organizza un evento dedicato al pregiato prodotto di cui il territorio è ricco.
Oasi naturalistiche e paesaggi da ricordare: ecco la “Terrazza sul Matese”
In Molise non può che essere altrimenti e così anche Macchiagodena annovera tra le sue bellezze delle eminenze paesaggistiche di assoluto rilievo.
Dal paese, che non per nulla viene denominato “La Terrazza sul Matese”, si gode di una spettacolare vista del massiccio montuoso che svetta sulla valle.
E la Lipu, nel 2006, ha voluto realizzare una riserva nella zona conosciuta come “La Montagnola”, inaugurando il sentiero “Rio Secco”.
L’itinerario presenta una tipologia di escursione adatta a tutti, che si snoda lungo boschi di conifere e boschi a vegetazione cedua, particolarmente belli in autunno.
Inoltrandosi tra pascoli e pareti rocciose è possibile imbattersi in numerosi tipi di uccelli, primi fra tutti i rapaci.
Photo credits: Tommaso Labella e Rainews