Alla scoperta di Castropignano

Alla scoperta di Castropignano

Castropignano è un piccolo gioiello in provincia di Campobasso, si crede che la sua nascita sia avvenuta nella lontana età del bronzo (1200 a.C. circa) e che, grazie al suo Castello e alla famiglia di nobili che una volta l’hanno abitato, fosse una volta un luogo-simbolo della pratica della transumanza.

Il borgo tutt’oggi incanta chiunque lo ammiri da lontano mentre svetta su una formazione rocciosa a controllo della valle del Biferno.

Un sito culturale tutto da scoprire

Ad accoglierti troverai l’incantevole Castello d’Evoli, che scruta da secoli ogni visitatore o cittadino che passi sotto le sue mura.

L’edificio sorge presso un’antica fortificazione sannita e da alcune ricerche condotte sul sito del Castello sono state ritrovate ceramiche risalenti all’età del bronzo.

Eretto verso la metà del ‘300, forse su una precedente costruzione longobarda, è grazie alla famiglia d’Evoli che l’edificio da semplice presidio amministrativo e militare sul tratturo Castel di Sangro-Lucera, divenne una residenza nobiliare all’inizio del XVII secolo.

La famiglia riorganizzò l’intero impianto permettendo alla servitù di avere un piano tutto per loro e promuovendo opere di fortificazione dell’intero edificio con una cinta muraria e una torretta sul lato sud.

Un’antica leggenda ci permette di capire l’immagine che si aveva un tempo di questo straordinario edificio.

Si narra che il Castello ospitasse al suo interno ben 365 camere da letto e che, ai padroni di casa, piacesse cambiare ogni notte la stanza in cui dormire.

Per quanto probabile che la storia sia stata frutto di fantasia ci da un’immagine dell’opulenza e grandezza che un tempo regnava a Castropignano.

La tragica storia della Fata

Un’altra leggenda è legata al borgo molisano e soprattutto al Castello d’Evoli, una storia che però non ha un lieto fine.

In età feudale a Castropignano viveva una giovane donna talmente bella da acquisire l’appellativo di Fata e che venne promessa sposa ad un giovane del paese.

All’epoca però vigeva lo Ius primae noctis, la disumana legge che prevedeva che, in caso di matrimonio di un suddito, la prima notte di nozze spettasse al feudatario.

La povera ragazza disperata e contraria a questa legge fu portata al Castello e, una volta entrata cercò con tutte le sue forze di opporsi e di fuggire fin quando la sua disperazione la portò a lanciarsi nel vuoto da uno sperone di roccia che si affacciava sul vuoto, oggi chiamato Cantone della Fata.

Photo Credits – Riccardo Zappalà

×

Ciao!

Chatta con noi su WhatsApp o inviaci una mail a
info@molisensi.com

× Possiamo aiutarti?