Il monastero fu edificato sulla riva sinistra del fiume Volturno, a circa due km dalle sorgenti e poco distante dal Lago. Attraversando il fiume, grazie al ponte detto “della Zingara”, si entra nel complesso monumentale di San Vincenzo al Volturno.
La visita degli scavi permette di avere un’idea, se pur limitata, della grandezza e dell’importanza di questa città monastica nella quale lavoravano e pregavano centinaia di monaci.
La storia del monastero fu lunga e gloriosa anche grazie ai privilegi concessi dallo stesso Carlo Magno nel 787 d.C. e terminò con il saccheggio di un gruppo di Arabi al servizio del duca-vescovo di Napoli Atanasio II, che distrusse quasi completamente il complesso dando fuoco agli edifici.
La visita si snoda tra i resti degli edifici religiosi, tra cui la bellissima cripta di Epifanio, un piccolo ambiente sotterraneo, riccamente affrescato e la chiesa di San Vincenzo Maggiore e le evidenze di ambienti legati alla vita quotidiana della comunità monastica: giardini, cucine, un lavatoio e l’ampio refettorio nel quale i monaci consumavano i pasti in silenzio, seguendo la regola benedettina.