Museo del Paleolitico di Isernia

Museo del Paleolitico di Isernia

Scoprire il più antico resto umano d’Italia

Il Museo del Paleolitico a Isernia è da visitare assolutamente durante un viaggio con la famiglia in Molise.

Lo trovi in località La Pineta, nel capoluogo di provincia.

In realtà è più di un museo. Uno dei suoi padiglioni racchiude infatti l’area degli scavi archeologici.

Durante l’estate non è infrequente trovare gli archeologici al lavoro su quello che è considerato uno dei importanti siti paleolitici d’Europa.

Inoltre gli allestimenti interattivi, curati nei minimi dettagli, affascinano grandi e piccini.

A tutti viene data l’opportunità di compiere un viaggio singolare nella storia dell’uomo.

Il paleosuolo più antico d’Europa

Gli scavi, cominciati intorno agli anni ’80 del Novecento, hanno messo in luce una serie di suoli antichissimi, sovrapposti, che arrivano ad una profondità di 6 metri.

Sono la diretta testimonianza di una frequentazione stagionale e ripetuta nel tempo dell’uomo paleolitico.

Il ritrovamento è eccezionale. Sin dalla sua scoperta ha attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale.

L’area degli scavi è ricca di reperti che raccontano la vita dell’uomo di 600mila anni e degli animali che vivevano in questa zona.

Ecco perché oggi il sito rappresenta una delle fonti più importanti e autorevoli per la ricostruzione del modo di vivere dell’Homo Erectus. O, meglio, dell’Homo Heidelbergensis.

La vita e l’habitat dell’uomo di 600mila anni fa

I reperti finora rinvenuti forniscono infatti fondamentali informazioni sulle modalità di produzione degli strumenti litici, sulle attività di caccia e di macellazione degli animali.

Ma anche sull’organizzazione degli spazi abitativi e sulle strategie di sussistenza.

Questi suoli riportati alla luce sono ciò che resta di un habitat palustre, ai margini di un corso d’acqua.

I banchi emergenti di travertino, opportunamente bonificati, furono utilizzati dai cacciatori del Paleolitico inferiore per poter macellare al sicuro.

La macellazione avveniva con l’aiuto di schegge di calcare e selce.

Gli uomini del Paleolitico affrontavano animali di ogni genere.

Tra questi: elefanti, bisonti, ippopotami, megaceri, orsi, leoni, rinoceronti, uccelli acquatici.

Gli strumenti interattivi all’interno del museo – insieme ai reperti esposti – permettono senz’altro di saperne di più.

Il percorso suggerito ai visitatori consente di vivere un’esperienza unica nel Paleolitico.

I bambini apprezzeranno senz’altro.

Il dentino da latte e il bambino del Paleolitico

Questo grazie anche ad alcune importanti novità.

Ossia le riproduzioni fedeli di alcuni animali preistorici. Parliamo del megacero, dell’orso, del bisonte e del bufalo.
Ma la grande attrazione è rappresentata dal dentino da latte rinvenuto durante una campagna di scavi del 2014.

Apparteneva a un bambino di circa 5/6 anni. Ad oggi è il più antico resto umano mai rinvenuto in Italia.

Il dentino è custodito in una teca. Grazie a ricostruzioni olografiche in 3D è possibile acquisire tutte le informazioni necessarie, con un semplice tocco dello schermo.

Lo studio del dentino da latte ha permesso ai ricercatori dell’Università di Ferrara di dare una fisionomia ben precisa al bambino.
Successivamente l’artista francese Élisabeth Daynès, su impulso della Direzione Regionale Musei Molise, ha realizzato la scultura del bambino vissuto 600mila anni fa.

Tra l’altro la prestigiosa rivista Focus Junior ha lanciato un concorso per dargli un nome.

Vistare l’area degli scavi per ammirare gli archeologi al lavoro

Nel frattempo le ricerche proseguono. In un padiglione di circa 700 mq, durante il periodo estivo lavorano archeologi provenienti dall’Italia e dall’estero.

A guidarli c’è Carlo Peretto, docente dell’Università di Ferrara e direttore degli scavi archeologici di località La Pineta.

I ricercatori possono contare sulle più moderne strumentazioni fisse per la documentazione e il rilievo.

Il meticoloso lavoro di ricerca ha rivelato che sono presenti specie animali mai segnalate in Europa per aree così meridionali. Su numerose ossa sono presenti tracce di fuoco.

Inoltre è stupefacente, per un’età così antica, la presenza dell’ocra rossa.

Anticipa di ben 350.000 anni l’uso del colore da parte dell’uomo.

Il padiglione degli scavi è particolare, poiché consente ai visitatori di assistere all’attività di ricerca da parte degli archeologi.

Intanto proseguono i lavori di riallestimento che si pongono l’obiettivo di migliorare al fruibilità del museo.

Paleolitico di Isernia, il museo dell’inclusione

Il direttore, Enza Zullo, sta lavorando molto da questo punto di vista.

Dietro i nuovi allestimenti, le riproduzioni del bambino del Paleolitico e degli animali preistorici – che oggi affiancano lo “storico” elefante – c’è la sua firma.

Ma soprattutto si sta impegnando per far sì che tutti, proprio tutti, possano apprezzare i tesori custoditi al Paleolitico.

La realizzazione di un percorso dedicato alle persone con disabilità visiva va in questa direzione.

I non vedenti hanno tra l’altro la possibilità di tastare con mano le ossa di alcuni animali.

Nel frattempo sono in cantiere altri progetti destinati a rendere ancor più inclusivo il museo.

In ogni caso la struttura è da sempre pienamente fruibile. Non sono infatti segnalate criticità per quanto riguarda le barriere architettoniche.

Non resta dunque che prenotare e partire alla scoperta del Paleolitco di Isernia, il museo che custodisce il reperto umano più antico d’Italia.

 

Foto credits: Museo del Paleolitico di Isernia

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