La Venere del Museo Archeologico Nazionale “Santa Chiara” di Venafro

La Venere del Museo Archeologico Nazionale “Santa Chiara” di Venafro

Il Museo Archeologico Nazionale di Venafro è un prezioso scrigno “custodito” nel centro storico della città.

È ospitato dal seicentesco monastero di Santa Chiara, da cui deriva l’appellativo dato dai venafrani.

Al suo interno è possibile rivivere l’inizio della Venafrum romana, passeggiando tra affreschi, mosaici e ceramiche.

Si può quindi immaginare di entrare nelle domus del tempo, ammirare le statue di imperatori e divinità.

Fino ad arrivare alla più importante di tutte: la Venere “di Venafro”.

Il viaggio non finisce lì, continua alla scoperta dei preziosissimi manufatti medievali.

Sono presenti inoltre dei reperti preistorici risalenti non solo alla città di Venafro, ma all’intera Valle del Volturno.

Il museo offre un emozionante incontro con un neonato di oltre 8.000 anni.

Nel complesso museale si possono ammirare anche i ritrovamenti legati agli scavi condotti a San Vincenzo al Volturno e alla sua abbazia, particolarmente importante nel corso del Medioevo.

La Venere di Venafro

Ma, come accennato, il reperto più pregiato è rappresentato dalla Venere di Venafro.

Si narra che il nome della città discenda dall’unione dei nomi di Venere e Afrodite.

Per quanto non si sappia se sia soltanto una leggenda o meno, è bello pensare che essa possa essere vera guardando e ammirando questa statua.

La Venere è una delle tante copie dell’Afrodite Cnidia dello scultore ellenico Prassitele.

Un capolavoro della statuaria romana di età Antonina in marmo, essa originariamente adornava una fontana.

Oggi incanta ancora chiunque le si ritrovi davanti con le sue forme morbide e il suo candore.

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La necropoli sannita di Pozzilli

Nel museo archeologico nazionale di Santa Chiara non mancano naturalmente, reperti riconducibili al periodo sannita.

I più importanti arrivano da una necropoli rinvenuta nella vicina Pozzilli. Abbracciano un periodo che va dal VI secolo a.C. al IV secolo a.C.

Sono stati riportati alla luce in particolare giavellotti, lance e fibule. Oltre a una serie di ceramiche provenienti da altri territori.

Il “bucchero nero” era infatti prodotto a Capua. Mentre il “bucchero rosso” tra in nord della Campania e il sud del Lazio.

Ciò fa presupporre che vi fossero fitti scambi commerciali fra questi territori.

Una tomba, verosimilmente appartenente a una persona di ceto sociale elevato, è stata ricostruita all’interno della struttura museale di Santa Chiara.

Una partita a scacchi che dura da oltre un millennio

Dopo essersi immersi nella storia dei Sanniti e nella Venafrum romana, il percorso continua.

Si lasciano indietro i gladiatori e le veneri e si incontrano le dame e i giocolieri medievali.

Nel museo è custodito un tesoro che risale alla Venafro del medioevo: gli scacchi più antichi d’Europa.

Ritrovati durante degli scavi condotti nel 1932, inizialmente si ipotizzò fossero romani. Ma dopo vari studi si capì che essi erano invece medievali.

Sono una grandiosa testimonianza della presenza araba a Venafro che, tra il IX e X secolo d.C., fu occupata dall’emiro di Bari.

Di questa serie ci sono 18 pezzi, conservati oggi tutti al museo all’interno di una teca che si trova esattamente davanti alla Venere.

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Gli altri reperti del museo archeologico di Venafro

Fra gli altri tesori custoditi a Santa Chiara, merita una segnalazione l’editto di Augusto.

È un documento epigrafico che risale al periodo in cui fu realizzato l’acquedotto.

Attraverso un collegamento di circa 30 chilometri, Venafro riceveva l’acqua direttamente dalle sorgenti del Volturno.

Al secondo piano del museo è invece possibile ammirare un altro reperto di notevole pregio.

È un altare in alabastro, di produzione inglese.

È considerato uno dei pochi esempi presenti in Italia di pala d’altare proveniente da Oltremanica presenti in Italia.

 

Photo credits: Primonumero.it e Beniculturali.it

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