Frosolone, la terra dei coltelli e della transumanza

Frosolone, la terra dei coltelli e della transumanza

Tra i paesi della provincia di Isernia Frosolone è uno di quelli che è meglio riuscito, nel tempo, a custodire le proprie tradizioni.

Artigianato, pastorizia, riti religiosi e popolari continuano a svolgersi come è sempre avvenuto.

Anche la natura che circonda il paese è riuscita a mantenere inalterato il suo volto, fatto di laghetti, sentieri tra i boschi, pianori sulle montagne.

Tracce del passato sono evidenti anche nella conformazione del centro storico, che con le sue tre porte d’accesso ancora intatte testimonia l’impianto medievale.

Anche le chiese del paese sono ben conservate. La principale, dedicata a Santa Maria Assunta, è particolarmente interessante.

Bella la facciata settecentesca e i due quadri del Pozzolano – tra i più rilevanti artisti napoletani del 1700 – che raffigurano le anime del Purgatorio e la Madonna del Carmine.
Quella di San Pietro, invece, che sorgeva in Largo Vittoria, è andata distrutta con il terremoto del 1805. Si sono salvati solo i due leoni collocati nel basamento della croce. Oggi le sculture e la croce, dopo il restauro del 1945, adornano la piazza.

L’antico castello nel corso dei secoli ha subito interventi drastici che lo hanno trasformato in un palazzo signorile, stravolgendone l’aspetto originario.

Tra i suoi elementi degni di nota ci sono un interessante loggiato del Cinquecento e quattro grandi arcate.

Dal passato al presente, continua ad eccellere l’arte dei maestri forgiatori

Storicamente, Frosolone è conosciuto per essere il paese dei coltelli. Una tradizione, quella della lavorazione delle lame, che in Molise era un’eccellenza già nel Quattrocento. All’epoca il territorio era uno dei maggiori produttori di armi da taglio.

La produzione di coltelli per uso civile si è poi imposta, nel comune in provincia di Isernia, a partire dai primi decenni del 1800.

Coltelli a serramanico e forbici erano gli oggetti per i quali gli artigiani locali erano specializzati. La manifattura era così fiorente che fino a tutto il 1900 erano attive oltre 80 botteghe.

Oggi le modalità di lavorazione hanno assunto un’impronta prevalentemente industriale, con la presenza di fabbriche che producono manufatti in ferro e acciaio di eccezionale fattura.

Non solo forbici e coltelli, ma anche bisturi, pugnali e arnesi da taglio sono tuttora rinomati e molto richiesti sia sul mercato nazionale che su quello estero.

La filiera industriale, tuttavia, non ha soppiantato le storiche botteghe. Tra i vicoli del paese, ancora adesso, si sentono risuonare le incudini.

L’antico mestiere, svolto secondo i dettami di un tempo, viene tramandato di generazione in generazione.

Per meglio apprezzare quest’arte antica è possibile partecipare alla Mostra Mercato del Coltello, che il comune organizza ogni anno.

Un’occasione per vedere all’opera i migliori maestri forgiatori e per ammirare e acquistare gli oggetti più preziosi presso gli stand espositivi.

Il “Museo dei Ferri taglienti” e l’aneddoto di Benedetto Croce

L’arte della forgiatura rappresenta il DNA di Frosolone, una parte significativa della sua storia.

Per non mandare perduta la memoria di quest’eccellenza – che ancora oggi è tale – e per riscoprire il volto che aveva nei secoli precedenti, in paese è nato il Museo dei ferri taglienti”.

Un complesso espositivo che ospita centinaia di pezzi antichi, recuperati attraverso un accurato lavoro di ricerca tra gli eredi dei migliori artigiani e tra gli appassionati del settore.

Qui è possibile trovare manufatti dello scorso secolo, ma anche delle interessanti lame militari.

Visitare il museo aiuta a capire il percorso che ha portato Frosolone a diventare un centro di produzione tra i migliori esistenti.

In epoca spagnola, i coltelli di Frosolone erano arrivati a rivaleggiare, per fama, con quelli già rinomati di Toledo.

Si racconta, poi, che perfino lo storico Benedetto Croce l’abbia detto che, a Londra, i rasoi molisani erano ritenuti i migliori.

Mucche e mandriani in viaggio tra Molise e Puglia: la Transumanza è ancora viva

Tra i riti che il paese è riuscito a non far perdere ce n’è un altro che per fascino, storia e cultura fa il paio con quello della lavorazione del ferro.

Si tratta della Transumanza, che ancora oggi viene portata avanti con orgoglio dalla famiglia Colantuono. Proprio grazie alla passione di questa stirpe di pastori, la transumanza ha ottenuto dall’Unesco nel 2019 il riconoscimento di Patrimonio immateriale dell’Umanità.

Percorrendo gli stessi tratturi seguiti dai nonni e dagli avi, i mandriani della frazione di Acquevive lasciano il Molise per raggiungere San Marco in Lamis, in Puglia. Insieme a loro centinaia di capi di mucche di razza podolica.
Si viaggia nelle ore più fresche, per circa 50 chilometri al giorno, trascorrendo la notte nei bivacchi allestiti lungo il tragitto.

Non è raro che alla carovana si aggiungano, per brevi tratti, anche curiosi, ciclisti ed escursionisti, desiderosi di vivere dal vivo un’esperienza così unica.

Il passaggio del corteo di allevatori e bovini è accolto con letizia nei paesi, quando il tracciato dei vecchi tratturi coincide con le arterie stradali o taglia i centri abitati.

Sei mesi in Molise, sei mesi in Puglia: il latte delle mucche podoliche, così, è pronto a dar vita a prodotti caseari dal sapore particolare. Che vanno ad arricchire ulteriormente l’offerta già eccellente che Frosolone può vantare in termini di latticini e formaggi.

Carri allegorici e canti folkloristici: le feste da non perdere

Tra i costumi e le consuetudini che sono rimasti vivi in paese trovano senz’altro un posto d’onore le numerose feste con cui, anno dopo anno, vengono celebrate le ricorrenze locali.

Una menzione la merita, senza dubbio, la “Festa della Perdonanza” del 1° agosto, che trae origini dal rito religioso delle “Passate”. I fedeli e pellegrini uscivano dalla porta laterale della chiesa per rientrare da quella principale: un passaggio che simboleggiava un rinnovamento morale e spirituale.

A partire dall’inizio del secolo scorso, al rituale religioso iniziò ad affiancarsi anche quello della sfilata dei carri allegorici. Ancora oggi gli abitanti del posto portano lungo le strade del paese scene raffiguranti la vita popolare e i costumi del luogo.

In serata si svolge, inoltre, la famosa “Sagra del baccalà e dei peperoni”, saporito piatto della gastronomia del posto.

L’altro appuntamento da non perdere si tiene in inverno, più precisamente il 17 gennaio, ed è la “Festa di Sant’Antonio”, nella frazione di Acquevive.

Nelle piazzette della borgata vengono allestiti i tipici falò in onore del Santo. Ma ciò che caratterizza la serata è la presenza dei cantori. I loro stornelli accompagnati dalla fisarmonica e dall’organetto animano la festa.

In ricordo della leggenda del maialino di Sant’Antonio, sfamato a turno da tutte le famiglie, le case di Acquevive aprono le porte ai visitatori.

Accogliendo con giovialità gli ospiti ed i suonatori con del buon vino e le pietanza tipiche del posto.

Photo credits: Ecoaltomolise.net ed Artsandculture.google.com

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