Lo spettacolo del barocco a Venafro

Lo spettacolo del barocco a Venafro

Tra le tante chiese presenti sul territorio di Venafro la chiesa della SS Annunziata merita un posto d’onore per la sua storia e bellezza.

Nel tuo arrivo, soprattutto se con la macchina da Roma, potrai ammirare il pittoresco paese di Venafro disteso davanti a te ai piedi dell’imponente Castello Pandone, noterai già da lontano la cupola e il campanile della chiesa barocca più bella, non solo della città, ma dell’intera regione.

La prima pietra

Si sa ben poco sulla posa della prima pietra di questa splendida chiesa. Uno dei primi documenti a cui si può fare riferimento è la nascita della Confraternita dell’Annunziata il primo Gennaio del 1386.

É probabile che proprio intorno a questa data siano iniziati i lavori di costruzione.

La Confraternita era formata da sette confratelli della “fraterna dei flagellanti”, un movimento laicale che a Venafro che si opponeva all’organizzazione dello stato feudale e alla struttura trionfalistica della chiesa, promuovendo, invece, la ripresa dei veri valori e la lotta all’arricchimento di pochi grazie all’impoverimento delle classi più basse.

Varie fasi costruttive

La maestosa chiesa dell’Annunziata che oggi meraviglia ogni spettatore, originariamente non era come possiamo ammirarla oggi.

Nella tua scoperta del centro storico della città di Venafro arriverai nella piazzetta antistante la chiesa.

Ti consigliamo di soffermarti un attimo e, dopo averne respirato la grazia e maestosità, di guardare con attenzione alla facciata dell’edificio.

Noterai che è costituita da varie pietre di colorazioni diverse che narrano fasi separate legate alla storia della chiesa.

Seguendo le pietre più chiare, materiale di spoglio del teatro romano, potrai ritrovare la facciata dell’impianto originario architettonico.

Questa ha un rosone, un bassorilievo che sormontava il portone d’entrata (oggi ancora presente) e il campanile che è stato inglobato dalla facciata dell’attuale edificio.

Dal XVII secolo la chiesa fu sottoposta a molte modifiche come l’arretramento del campanile che venne rialzato, il prolungamento delle dimensioni della navata e l’elevazione della facciata.

Mentre all’interno inserirono altari in marmo e decorazioni pittoriche.

La costruzione della cupola

Durante il Seicento abbiamo anche notizie legate alla costruzione della cupola ad oggi in parte visibile per il sollevamento del tetto della chiesa avvenuto nel XVIII secolo.

Si presenta con il tamburo scandito da paraste al cui interno si trova una finestra sormontata da un arco spezzato.

Al di sopra si trova la calotta formata a grandi fasci che, riprendendo dalle paraste, collegano alla lanterna, elemento conclusivo della struttura.

La forma definitiva della chiesa fu realizzata durante il settecento, dove attraverso vari lavori prese l’aspetto che ancora oggi è possibile vedere.

Al suo interno, l’Annunziata, custodisce molti tesori tra cui l’altare dedicato a Sant’Antonio e le magnifiche decorazioni pittoriche realizzate dall’artista Paulo Sperduti, allievo di Agostino Masucci, tra cui spicca l’affresco centrale con Maria Assunta in cielo nella gloria di Dio e dei Santi che rappresenta l’apice dell’intero ciclo di affreschi.

Preesistente invece è il quadro dell’Annunziata, un’opera cinquecentesca che rappresenta il momento principale della vita di Maria: l’annunciazione.

È possibile ammirare anche tre tele dell’artista di Pozzuoli Giacinto Diano.

L’importanza dell’Annunziata per il popolo di Venafro

Indubbiamente tra le chiese più belle e importanti dell’intera città, l’Annunziata è amata da tutti i venafrani per un motivo particolare che non ha niente a che vedere con la sua maestosità artistica.

Presente al suo interno, ben custodito da un altare, è il busto di San Nicandro patrono di Venafro.

È proprio da questa chiesa che iniziano le celebrazioni in suo onore, fortemente sentite dal popolo, ed è qui che il busto ritorna una volta concluse.
Davanti alla chiesa si tiene “L’Opera di San Nicandro”, una rappresentazione sacra che narra la storia dei tre martiri Nicandro, Marciano e Daria.

Photo Credits: Luigi Gargano

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