Castello di Capua a Gambatesa
Lontano dalle solite mete turistiche, Gambatesa è un minuscolo paese della valle del Fortore molisano.
Il visitatore ha l’opportunità di tastare con mano la quotidianità della vita rurale.
Trova gente autentica, accogliente. Se ne rende conto non appena mette piede nella villetta all’ingresso del centro
storico, oppure passando davanti al piccolo bar accanto alla torre dell’orologio del Comune.
Ma Gambatesa è anche storia e arte.
Lo si capisce subito, ancor prima di arrivare in paese, quando lo sguardo incrocia il maestoso castello con le cui possenti mura.
Al suo interno custodisce uno dei più straordinari cicli pittorici rinascimentali del sud Italia.
Il paesaggio transumante
Come tanti paesi del Molise, Gambatesa si è sviluppato a ridosso di un regio tratturo, il Castel di Sangro – Lucera.
È tra le direttrici principali della transumanza verso la Puglia.
Ai margini dell’abitato, sull’altura del colle Serrone, fu edificato a partire dal XII secolo un solido e maestoso castello.
Una visita è d’obbligo durante un viaggio nel Molise meridionale. Si avrà l’opportunità di vivere un’esperienza incredibile.
Si fa quasi fatica a credere che ci sia tanta bellezza al suo interno. Così come all’esterno, del resto.
Con lo sguardo rivolto verso la Puglia
Dalla piazza antistante il castello, infatti, lo sguardo si perde sull’ampia sulla valle del Fortore e il lago di Occhito, invaso artificiale creato negli anni ’60 del XX secolo.
Si vedono le ultime colline al confine della Puglia. Al di là di queste c’è il Tavoliere, meta finale e ambita per i pastori transumanti.
Scendevano dall’Abruzzo con le loro greggi composte da migliaia di capi, attraversando il Molise.
Per secoli, dalle finestre del castello, si ammirava questo spettacolo itinerante.
Si vedevano le lunghe fila di animali e uomini che due volte l’anno attraversavano in massa la valle.
La grande Roma rinascimentale nel Molise
Ma ora entriamo nel castello.
La ricchezza e la vivacità degli affreschi rinascimentali all’interno delle sale di rappresentanza del castello sono sorprendenti. Stupiscono.
Il contrasto è netto rispetto alla sobrietà e l’essenzialità dell’architettura esterna.
In effetti il castello, nato come fortezza militare per il controllo del tratturo e della via di valle, con l’arrivo dei di Capua fu trasformato in una splendida residenza signorile.
Alla metà del XVI secolo Vincenzo I di Capua, duca di Termoli, commissionò a Donato Decumbertino gli splendidi affreschi del piano nobile del castello.
Sono giunti fino a noi quasi integralmente.
Il 10 agosto 1550 è la data indicata per l’opera dallo stesso pittore, probabilmente originario della Puglia.
Secondo diversi studiosi Decumbertino è stato allievo di Giorgio Vasari.
Non è escluso che lo abbia anche aiutato nella decorazione della Sala dei Cento Giorni del Palazzo della Cancelleria a Roma.
Lo straordinario ciclo di affreschi del castello di Capua
Lo straordinario ciclo di affreschi del castello di Capua di Gambatesa si ispira completamente alla cultura classica e alla pittura della Roma rinascimentale.
È un tripudio di allegorie, scene mitologiche, paesaggi, immagini bucoliche e vedute di città.
Rappresenta un unicum nel territorio regionale, uno dei pochissimi esempi di questo periodo nel vice-regno spagnolo.
All’interno del castello è raffigurata anche la più antica rappresentazione della Basilica di San Pietro in costruzione.
Ma – com’è facile intuire – questa non è l’unica particolarità.
Passeggiando nel salone della virtù, oppure nelle altre sale o lo studiolo si ammira un ampio repertorio dell’arte manieristica.
Oltre a qualche curiosità, legata alla presenza di alcuni animali. C’è ad esempio un pappagallo.
O, ancora, una tartaruga “nascosta” nella Sala del Canneto.
Affreschi a parte, nel castello si possono ammirare anche alcune collezioni d’arte.
Sono infatti esposte collezioni di pittura che spaziano dall’età moderna a quella contemporanea.
Photo credits: beniculturali.it