Carovilli, atmosfere Fantasy tra pascoli e tradizioni

Carovilli, atmosfere Fantasy tra pascoli e tradizioni

Il Molise è tutto verde, ma ci sono delle zone in cui la natura spicca ancora di più per bellezza e rigogliosità.

L’Alto Molise, con le sue montagne ed i suoi pascoli, ne rappresenta la massima espressione.

E Carovilli merita, in questo senso, una menzione speciale per la magnificenza del suo paesaggio. I prati, i boschi, i sentieri, le valli fiorite e le vette innevate: praticamente non manca nulla alla classica immagine tratta da una cartolina.

O da un racconto Fantasy popolato di Fate e di Elfi: lo scenario potrebbe essere quello di Narnia o del Signore degli Anelli.

L’aria pulita e fresca, le tradizioni conservate fino ai giorni nostri, la buona gastronomia ne fanno un luogo ideale per trascorrere momenti di relax e di svago.

Il tartufo è tra le prelibatezze che gli amanti della buona tavola apprezzeranno sicuramente, così come i prodotti caseari di altissima qualità, realizzati a partire dal latte locale.

Il contesto ambientale non è il solo punto di forza del paese in provincia di Isernia. Il borgo stesso, infatti, è decisamente attraente e può vantare elementi storico-architettonici particolarmente interessanti.

Ciò sia nel centro abitato principale che nelle frazioni di Castiglione, Fonte Curelli, Briccione e Colle Savino. A collegarle tra loro c’è una rete di solide masserie, caseggiati rurali molto caratteristici e ancora oggi abitati.

Una piazza che sembra uscita dallo schizzo di un pittore

Il cuore del centro storico è rappresentato dalla Piazza del Municipio, che per la varietà degli elementi che racchiude sembra provenire direttamente dalla fantasia di un disegnatore.

Concentrati nello stesso quadrilatero possiamo trovare la fontana, la chiesa, la sede del palazzo comunale, la torre dell’orologio con il glicine che si arrampica sulla facciata, la scalinata in pietra, la sede dell’antica società operaia.

La fontana principale, curiosa particolarità, raffigura il dio Bacco. Realizzata in bronzo dalla fonderia d’arte francese di Val d’Osne, pare tragga ispirazione da una preesistente opera dello scultore digionese Mathurin Moreau.
In Molise ve ne sono altre tre simili, ma quella di Carovilli è l’unica in cui il giovane raffigurato sorregge dei tralci di vite e dell’uva.

Il palazzo municipale ospita anche la sede della Società operaia di mutuo soccorso, ancor oggi attiva. Fondata nel 1887, con il motto “Fratellanza, lavoro e onestà”, ha da sempre perseguito gli obiettivi del miglioramento morale e materiale e del diritto all’istruzione.

Sul paese vegliano le spoglie di Santo Stefano del Lupo

La Chiesa Madre, dedicata a Santa Maria Assunta, è stata edificata nel XV secolo ed è caratterizzata da una compresenza di stili che vanno da quello lombardo del X secolo al Barocco.

Pregevoli l’acquasantiera cinquecentesca con il serpente scolpito e il fonte battesimale seicentesco, su cui è rappresentato il volto de Duca D’Alessandro di Pescolanciano.

All’interno sono conservate anche le reliquie e le spoglie mortali di Santo Stefano del Lupo, patrono del Paese, oltre al suo busto ligneo.

Il Santo, monaco benedettino originario di Carovilli e fondatore del monastero di San Pietro Apostolo in Vallebona (Manoppello), secondo l’agiografia avrebbe ammansito prodigiosamente un feroce lupo nel territorio di Manoppello.

Al protettore di Carovilli è dedicata anche una Chiesa più piccola, situata su un tratturello che collega quelli principali Celano – Foggia e Castel di Sangro-Lucera.

L’edificio di culto apre le sue porte ai fedeli soltanto in alcune occasioni, come il tradizionale rito della “Tresca”.

Escursioni per tutti nella Riserva Mab di Montedimezzo

Il territorio del comune altomolisano ricade nell’area della Riserva Mab di Collemeluccio-Montedimezzo.

Si tratta di una zona di oltre 25.000 ettari di zone boschive aderenti al programma Man And the Biosphere – UNESCO per la tutela degli ecosistemi naturali, la sostenibilità ambientale e la salvaguardia dell’identità culturale.

Qui è possibile effettuare ogni tipo di escursioni, sia a piedi che in biciletta o a cavallo, con gradi differenziati di difficoltà.

Nel comprensorio di Carovilli uno degli itinerari più apprezzati è quello dell’Anello di Monte Pizzi. Si tratta di un sentiero adatto a tutti, che parte dalla frazione di Cerreto. A piedi lo si percorre in due ore e mezza, mentre in bici se ne impiega poco più di una.

Lungo il percorso si possono ammirare, tra i vari punti di interesse paesaggistico, il tratturo Celano Foggia e il pianoro di Staffoli.

Quello di Monte Pizzi, naturalmente, è sono uno dei numerosi percorsi che possono essere intrapresi facendo tappa presso il comune montano.

Un altro possibile cammino è quello che porta dal centro abitato a Monte Ferrante, che domina il paese.

Addentrandosi nel bosco di pini neri, si scoprono i resti delle mura sannitiche; dalla cima si può godere un magnifico panorama sui monti circostanti e sul borgo sottostante.

La “Tresca”: tradizioni che sopravvivono nel tempo

Il bel centro altomolisano può annoverare numerose tradizioni che sono arrivate, più o meno intatte, fino al presente.

Tra queste vale la pena ricordare la “Tresca”(trebbiatura), che si svolge ogni anno nella penultima domenica di agosto, nel campo alle spalle della chiesetta di San Domenico.

Al sorgere del sole i trescanti sciolgono i covoni e spargono a terra le spighe, sulle quali vengono fatti correre dei cavalli per separare il grano dagli scarti senza frantumare i chicchi.

Armati di bidente, i trebbiatori lanciano in aria la paglia, che viene portata via dal vento lasciando al suolo il solo grano. L’intera procedura viene ripetuta più volte, tra i cori d’incitamento dei presenti e il suono di fisarmoniche e organetti.

Una volta raccolto, il grano viene passato al setaccio e stoccato in sacchi, che vengono poi venduti all’asta nel pomeriggio. Il ricavato servirà ad organizzare la festa della Madonna Incoronata che si svolge nel mese di aprile.

Halloween? Meglio la “Mort’ cazzuta”

Ma la “Tresca” non è solo questo. Accanto alla rappresentazione dell’antica trebbiatura c’è anche la festa. Musica, danze e giochi per bambini e soprattutto piatti tipici della cucina locale.

La “Mort’ cazzuta”, invece, è un’usanza che viene dal passato e che si ricollega, per certi versi, a ciò che rappresenta Halloween per la cultura anglosassone. Anche se si svolge un giorno più tardi.

Nella notte a cavallo tra il 1° e il 2 novembre, nella Festa dei Morti, Carovilli si prepara ad accogliere i propri defunti che, solo in questa data, possono tornare nel mondo dei vivi.

Vengono intagliate (da qui il termine ‘cazzuta’) delle zucche con sembianze di volti umani e al loro interno vengono collocate delle candele. Queste particolari lanterne vengono poi posizionate all’esterno delle abitazioni, sui davanzali delle finestre.

Accanto alla zucca, ogni famiglia lascia un piatto di “sagne e jierve”, la tipica pasta fresca con la verdura che appartiene alla gastronomia carovillese.

I defunti potranno così rifocillarsi e trovare la strada di casa grazie alla luce delle candele, il cui compito è anche quello di tenere alla larga possibili ‘ladri’ intenzionati ad appropriarsi del cibo.

Photo credits: Fattodavoi

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