La città perduta di Saepinum

La città perduta di Saepinum

Nell’area archeologica di Saepinum – Altilia lo straordinario è ordinario.

È un luogo fatto di contrasti, di cose che coesistono nonostante siano lontanissime nel tempo e nello spazio.

E così, in una passeggiata leggera di un’oretta, sarà possibile ammirare una piazza di 2000 anni fa.

Si può passeggiare in un piccolo borgo del 1500. Lavarsi le mani in una fontana di 200 anni.

Entrare in un museo allestito in un antico teatro romano.

Al tempo stesso ci si ritrova  a percorrere uno dei tratturi più antichi d’Italia.

È qui, nei 12 ettari murati di questo municipio romano, che l’uomo ha trovato la sua dimora per millenni, modificando il paesaggio senza togliere nulla alle epoche precedenti.

Solo aggiungendo ciò che gli era necessario.

La storia millenaria di una città

Saepinum – Altilia è un luogo straordinario che racchiude una città antica scomparsa per secoli e riemersa, in parte, negli anni ’50 del Novecento.

In un paesaggio completamente immerso verde, fatto di alberi da frutto e ampi pascoli, emergono i resti del municipio romano di Saepinum.

Tra essi, cascine e casali in pietra costruiti, a partire dal 1500, con il materiale proveniente dai crolli degli edifici romani in rovina.

L’insediamento, sorto a cavallo del tratturo Pescasseroli – Candela, nel tratto che attraversa la Valle del Tammaro in corrispondenza della montagna di Sepino, ha una lunga storia da raccontare.

Già a partire dalla sua prima fase, quella dei Sanniti, il fiero popolo italico che diede sempre filo da torcere ai Romani.

Furono proprio loro, dopo i Sanniti, a insediarsi in questa città.

Infatti Saepinum – Altilia, straordinariamente ricca e prospera grazie alla sua posizione centrale lungo le vie della transumanza, successivamente ricevette le attenzioni dei figli adottivi dell’imperatore Augusto, Tiberio e Druso.

Furono loro a finanziare la costruzione di un possente circuito murario, tuttora ben conservato e visibile.

Diversi secoli di opere pubbliche, donate dai membri illustri di famiglie locali lo resero uno dei municipia romani più importanti del Sannio molisano.

Le terme, il teatro, il foro, la basilica, il macellum e le case bottega sono ben conservati e svelano, all’occhio più attento, la fisionomia della città antica.

Un piccolo museo archeologico, ospitato nelle case settecentesche costruite sui resti del teatro romano, racconta la storia del territorio.

Lo fa attraverso gli oggetti provenienti dalla città stessa e dal suo santuario extraurbano in località S. Pietro dei Cantoni.

Il percorso

Entrando da porta Tammaro, lungo la S.S. 87, si entra direttamente nel cuore della città antica.

Dopo la visita del teatro e del museo, è possibile uscire dalle mura utilizzando l’antica postierla, alle spalle del teatro.

Con una breve passeggiata che costeggia le mura, si può raggiungere porta Bovianum, l’unica che ancora conserva il suo apparato monumentale.

Si percorre quindi il decumano, porzione basolata in epoca romana di quello che sarebbe diventato il tratturo Pescasseroli – Candela. Per poi arrivare nella piazza del foro.

Meta odierna di pic nic e veloci scampagnate, il sito, con ingresso gratuito, è invece una moderna macchina del tempo.

Al suo interno il visitatore attento può scoprirsi un cittadino del vasto e, proprio in quegli anni, potentissimo Impero romano.

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