Larino, dal Carnevale storico alla “carrese” di San Pardo

Larino, dal Carnevale storico alla “carrese” di San Pardo

Le origini antichissime di Larino ne fanno uno dei comuni molisani più ricchi di storia.

Di questo passato, il centro bassomolisano conserva ancora oggi importanti testimonianze.

Dai Romani fino al Medioevo ed oltre, la magnificenza dei monumenti giunti fino a noi confermano la rilevanza che la cittadina aveva nel contesto sociale ed economico.

La sua fondazione ad opera dei popoli italici è fatta risalire addirittura a 500 anni prima di Roma. Fu distrutta e ricostruita.

I romani ne fecero una “res publica”, che fu tra l’altro teatro delle battaglie tra Annibale e Fabio Massimo.

Divenne Ducato di Benevento nel periodo longobardo, mentre in epoca rinascimentale diede i natali a quello che pare sia stato il primo seminario vescovile del mondo cattolico.

Del suo ruolo in primo piano sullo scacchiere storico, Larino mantiene l’innata vivacità culturale.

Che si rispecchia nelle tradizioni che tutt’ora tornano a ripetersi anno dopo anno.

Carri fioriti trainati dai buoi: il fascino della “carrese” di San Pardo

Una di queste, la più importante, è senz’altro la “Carrese” che si svolge in onore delle celebrazioni religiose del patrono, San Pardo.

Nelle giornate del 25, 26 e 27 maggio, Larino rivive il momento della traslazione delle spoglie del Santo in città. Spoglie che arrivarono dalla Daunia trasportate su un carro di buoi.

Nasce così la “Carrese”, uno dei più suggestivi spettacoli che è possibile ammirare in Molise. Per tre giornate consecutive, oltre 120 carri splendidamente decorati e trainati da coppie di bovini sfilano lungo le strade della città.

L’allestimento dei carri è fastoso e scenografico. In un rito che si tramanda di padre in figlio, le famiglie dei “carrieri” lavorano per mesi per preparare gli addobbi. A preparazione ultimata, un caleidoscopio di fiori freschi e decori di carta si si snoda lungo le vie.

Si parte dal centro storico, il 25 maggio, in direzione del cimitero di Piano San Leonardo, dove viene prelevata la statua di San Primiano, che sancisce l’inizio della festa.

Nella notte tra il 25 e il 26, accompagnati da una suggestiva fiaccolata, i carri ritornano nel centro storico.

Il 26 maggio, i carri tornano a sfilare nel centro storico, aprendo alla Processione dei 13 Santi. Le statue vengono sollevate a spalla lungo i vicoli della città vecchia.

Il 27 maggio i carri ripartono verso il cimitero per rimettere la statua di San Primiano al suo posto. A questo punto i presenti si fermano sul Pianoro di San Leonardo per dar vita ad una vivace scampagnata.
Infine, il corteo riparte per fare rientro alla Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Pardo.

Giganti di cartapesta e cortei mascherati animano il Martedì Grasso

A Larino il Carnevale è sempre stato una festa sentita. Ciò deriva da un’antica usanza popolare che prevedeva di entrare nelle case col tipico costume da “pacchianella” (giovane popolana), per poi cantare e ballare allo scopo di farsi consegnare un dono.

Nel corso degli anni le usanze sono cambiate, ma la tradizione di festeggiare il Martedì Grasso non è andata perduta.

Così, a partire dalla seconda metà del 1900, la “pacchianella” ha gradualmente lasciato il posto all’attuale manifestazione. Il debutto risale al 1955, quando fecero la prima comparsa i carretti con i costumi.

Ma è nel 1975 che un gruppo di ragazzi del posto fonda un comitato e dà vita ai primi carri allegorici. Dal 2018 quello di Larino è entrato a far parte dei 26 carnevali storici d’Italia, ottenendo il riconoscimento del Ministero per i beni culturali.

La caratteristica dei carri larinesi consiste nelle dimensioni: ciascuna costruzione raggiunge almeno i 6 metri, ma non è raro trovarne alcune che sfiorano anche i 10 o 15 metri di altezza.

I giganti di ferro e cartapesta raffigurano personaggi noti dell’attualità, dello spettacolo, della fantasia. E sono accompagnati, durante la sfilata, da gruppi di danzatori e personaggi in costume.

Alla scoperta del Duomo, vero gioiello romanico-gotico

Vale, quindi, assolutamente la pena fare un salto a Larino in concomitanza di questi appuntamenti.

Ma va detto che il centro bassomolisano merita di essere visitato a prescindere, perché custodisce dei veri e propri gioielli che attendono di essere scoperti.

Uno di questi è senz’altro il Duomo, o Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Pardo, mirabile espressione dell’arte romanico – gotica.

È tra le più belle chiese del Molise, e presenta caratteristiche così particolari da renderla effettivamente unica.

A cominciare dal rosone che adorna la facciata anteriore, che presenta 13 bracci invece dei 12 che solitamente contraddistinguono questo tipo di architettura. Alcuni vi leggono la volontà di rappresentare i 12 apostoli insieme al Cristo.

Pilastri, colonne e figure animali emergono dalla bella facciata in pietra, dominata da portale a forma di ogiva.

All’interno spiccano i preziosi resti dell’“Altare dell’Annunciazione”, che racchiude un affresco che può essere fatto risalire alla fine del 1400. La scena ritratta vede le immagini dell’Arcangelo Gabriele e della Vergine Maria.

Il duomo possiede anche una cripta, è possibile ammirare un bellissimo pavimento in mosaico su cui sono tratteggiati degli elementi zoomorfi. In passato vi erano conservati il tesoro e la reliquia del teschio di San Timoteo (trasferiti nella cappella episcopale), oggi i frammenti scultorei appartenenti alla vecchia facciata, successivamente restaurata.

Il Museo diocesano del Duomo di Larino è visitabile.

Terme e mosaici: i preziosi resti dell’area archeologia

Larino vanta anche una significativa area archeologica, in cui si trovano i resti di un anfiteatro e di un foro romano.

Dell’antica struttura, che risale all’Età Flavia, restano oggi l’arena ed il podio, parte della cavea con alcuni sedili, alcune delle arcate.

Particolarmente d’impatto, nelle vicinanze dell’anfiteatro, sono i resti delle terme che all’epoca dovevano apparire decisamente sfarzosi. Ancora oggi è visibile parte dei ricchi mosaici, raffiguranti animali e soggetti marini.

Parzialmente conservato anche l’impianto dell’ipocausto, ossia il sistema utilizzato dai romani per riscaldare l’acqua e l’aria.

Il foro, invece, è riuscito a mantenere pochi elementi di quello che era il suo aspetto originario.

Tra questi è degna di attenzione una domus, di cui sono ancora apprezzabili i pavimenti caratterizzati da decorazioni policrome.

 

Photo Credits: Essentia Dimora Rurale – Carnevale di Larino fb

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